Tamburi di carne


Sono confusa. Tutum tutum batte nel petto. Tutum tutum. Di giorno, in ogni momento. Copro il battito con le voci e lo innondo di silenzio. Offro il volto al sole e provo gioia e poi, di nuovo il tormento. Sono pensieri che sfuggono ed è inutile corrergli dietro. Sono le incertezze di ieri e un futuro ancora più incerto. Tutum tutum la notte. Tra lenzuola che si attorcigliano, una trappola di feltro. Ode ai sogni e ai cuori che si spezzano dietro. Ode all’amore e alle anime che ha perso.

Malinconia


Ci sono sogni, desideri custoditi nel cuore. Attese divenute illusioni. Nasce nel petto un dolore sordo per ciò che non è stato, il ricordo di un momento mai vissuto. Il fantasma di un sentimento intrappolato e caduto. La nostalgia graffia e lecca le ferite inferte. Un dolore così dolce da cercarne il tormento.

Bacio freddo, cuore d’inferno


La prudenza di non farsi ferire imprudentemente.
Col fuoco non c’entra, sono i no, le parole non dette, gli sguardi vacui.
Vorrei bruciare, vorrei quel fuoco sotto pelle; il tocco del tuo sguardo, concentrato, tanto da farti sudare, da farti piangere dal bisogno, dal desiderio.
Per me, solo per me.
Tra il telefono e il resto di ogni tuo pensiero, dietro ogni tua distrazione, vola via un pezzo, pezzo per pezzo, per pezzo …
Non c’è più un tozzo di carbone acceso.
Posso darti il tuo piacere di me, il mio corpo liscio, agile e spento.
Prendi, serviti pure. Il mio piacere è altrove.
Tra i bagliori di una consumante passione che non mi appartiene. Nella mia mente c’è l’universo e ogni microrganismo d’intelletto, concetto e immaginazione.
Non conosco quella via, di mezzo. Sono professata accettazione. Scorro col corso del mio quotidiano tormento. Coscenziosa determinazione.
Serbo il fuoco della mio tormento segreto e mi vesto di placida sopportazione.
Basta volgere lo sguardo altrove, ricorda! Altrove. Il mio cazzo di sguardo maledetto e pieno di inferno.

Il villaggio. Vendetta è il mio nome


Ti hanno portato via da me, da queste braccia ti hanno strappato.
Il mio splendido guerriero, il mio sole che sorge è tramontato.
Ho gridato, ti ho tenuto così forte che ti ho graffiato e tu, amore mio, tu mi hai guardato e mi hai giurato per sempre che mi avresti amato e ora non ci sei più.
Quale eternità è mai questa in cui io vago e condanno senza di te, al mio fianco?
Ho giurato, ho giurato amore mio che cadranno teste e sulle picche troveranno dimora.
Il mio cuore rattrappito batte solo il ritmo furioso del mio odio sconfinato.
L’uomo più forte, l’eroe del villaggio, il mio bellissimo amore… ti hanno spezzato.
Davanti ai miei occhi, legato e frustato, finché il tuo sangue ha inzuppato il suolo e quella terra non ha più fiorito, offesa!
Ti hanno strappato i lembi di pelle squarciata, hanno bruciato le ferite aperte e gettato sale, io di fronte a te, amore mio, inerme.
Quanti giorni, quante notti hai resistito, amore mio?
Per non lasciarmi sola, i tuoi occhi nei miei, per non abbandonarmi.
Hanno preso la tua forza, raccolto il tuo spirito, gli usurpatori, i maestri dell’inganno!
Savi, si fanno chiamare, gli stregoni oscuri.
Amore mio, io vago per questi boschi senza anima, in eterno affanno.
Sono la vendetta, sono la loro fine e poi potrò sparire, non sono più degna del tuo cuore.
Ho perso te e ogni nostro sogno sospirato, il tuo calore, il tuo sapore, sono ricordi dolorosi.
Io mi ergo, maestosa fenice che di fuoco si forgia e nutre, per chi attraversa la mia via, non ci sarà pietà.
Il grido che corre nei sogni più inquieti è la mia promessa di rivalsa e non uno resterà su questa terra.
Nessuno di loro a insozzare le menti fragili, a depredare le vite dei propri sogni, io sarò la loro Vendetta!
O Cielo che mi giudichi e condanni, lascia almeno che io da sola mi serva, non chiedo misericordia, la mia anima è persa!
I tuoi capelli d’oro tra le mie dita erano il grano maturo, la tua bocca il frutto più dolce da assaporare e il tuo tocco sulla mia pelle, il balsamo che lenisce ogni ferita.
Cerco i tuoi occhi, ma la mia furia è cieca, vorrei il tuo perdono, vorrei che tu capissi, ma tu, anima pura, sei morto per me, per salvare questa misera reietta.
Vivo nel tempo e non conosco risa né gioia, senza te, sarò l’arma che stende il nemico e ruggisce di gloria.
Ho tolto i capelli a quelle streghe, li ho intrecciati per farne fruste e con le stesse fruste segnerò la loro pelle di porco.
Vago per queste terre promesse e corrotte, mi celo tra i flutti e le fronde in attesa del momento, del giorno atteso e avrò gratificazione, amore mio, lo prometto, il tuo onore sarà intatto e il tuo nome celebrato.
Tornerò nell’ombra, sarò ciò che sono stata, il nulla del mondo.
Il mio fulgore brucia il cuore degli empi e restituisce forza agli impavidi.
Osservo le vite che sfuggono al tempo e ne restano intrappolate.
Amore mio, quanto batte forte il cuore nel petto di piccole vite semplici e piene di calore!
Seguirò l’intrepido e suoi amici, soffierò via le loro orme.
Stringerò la mano sui colli di chi li segue, stringerò forte amore.
Le streghe saranno sconfitte nei loro cuori e una sola, una sola ti dico, potrà resistere.
Dal cielo alla terra i lamenti dei dispersi chiedono vendetta e io sono la loro ricompensa.
Ho portato i fanciulli all’uscio del pescatore, li ho visti crescere e risplendere.
Amore mio, amore mio, il mio cuore è asciutto e ancora stilla sangue per quanto soffre!
Ti hanno strappato a me, da queste braccia, questo grembo orfano del tuo amore.
Coi pugni batto il petto e batto ancora, per questo cuore che osa ancora sentire, provare, colpire di dolore.
Tu, guerriero e re della mia passione, sarai l’ultimo nome su queste labbra fredde.
Nella maledizione che mi avvolge porterò compagni da custodire e torturare.
Saranno eterni i tormenti del mio nemico, saranno terribili le punizioni da affliggere e amore mio, non tempo più, non temo più nulla, che io bruci con loro!
Il tuo nome sarà il dono più prezioso a chi cerca conforto, la tua storia l’esempio da stringere al cuore.
Amore mio, sta arrivando, io sono in cammino e la Vendetta sarà feroce!

Il lago del soldato.


Il lago è fermo, le sue acque immobili riflettono l’ambiente e i miei umori.
Non fidarti, tutto ciò che è fermo nasconde l’abisso che attende.
Sotto la superficie ogni cosa si confonde, la meraviglia si perde.
La limpidezza rivela la melma che afferra e non rende.
Seduto immobile, congelato nel quadro che osservo da dentro, il mio tormento si muove, ma non trapela.
Ogni vita che ho preso, ogni volto per sempre fermo in un sorpreso orrore, chiama il suo pegno.
Ho servito con onore, le medaglie splendono, le mie acque brillano.
Il mio inferno si nasconde, brucia di fiamme che lambiscono ogni mio umano sentimento.
Resto qui, sulle sponde del lago ad attendere che il mostro mi divori o mi porti con sé.